Mike Veseth (The Wine Economist) ha applicato le teorie macroeconomiche al mondo del vino per immaginare i possibili scenari per il 2021, in particolare ha analizzato l’ipotesi Roaring Twenties (“ruggenti anni Venti” del secolo scorso) che potrebbe riguardare sia il mondo del vino sia l’economia in generale.
L’articolo di Mike Veseth sul blog The Wine Economist
Secondo quanto sostiene la teoria dei Roaring Twenties la pandemia ha creato una “domanda repressa” riguardo a tutto ciò che nell’ultimo anno abbiamo dovuto sacrificare, ma che presto tornerà a essere di nuovo disponibile. Momenti di festa e celebrazioni. Incontri nei bar e nei ristoranti. Viaggi e turismo. Queste cose non ritorneranno necessariamente tutte insieme, ma l’impatto sarà comunque enorme, alimentato dalla conseguente ripresa dell’attività economica.
Lo scenario dei Roaring Twenties è quello che io chiamo una teoria ceteris paribus (locuzione latina che potremmo tradurre con “date le medesime circostanze”). Presuppone cioè che più o meno tutto rimarrà invariato, tranne per il fatto che il vaccino anti Covid permetterà alla gente di uscire e divertirsi. Con i tassi d’interesse vicini allo zero, la leva fiscale che raddoppia e i mercati finanziari che si impennano, i bei tempi ritorneranno, o almeno questo è quello che alcuni sperano e che altri credono fermamente.
La ruota continua a girare
Ma perché questo accada è importante tenere a mente che molti eventi positivi dovranno allinearsi tra loro. Me l’ha ricordato la copertina di The World in 2021 dell’Economist, che raffigura la slot machine di un casinò (e non una sfera di cristallo). Come a dire: il futuro non è scritto e aspetta di realizzarsi. Davanti a noi c’è una buona dose di rischio e incertezza.
E, qualunque cosa rivelerà il futuro, non sarà una soltanto. Sarà la combinazione di ciò che accade sulla ruota della politica, dell’economia, della salute pubblica, dell’ambiente e così via. L’esperienza maturata nel 2020 mostra che queste ruote a volte possono allinearsi in modi terribili – pensiamo alle pandemie, alla recessione, agli incendi selvaggi e ai disordini sociali e politici. C’è anche la possibilità che i problemi di un’area si propaghino altrove, generando un circolo vizioso.
Nel 2021 potremmo sentire di meritarci il lato positivo delle cose, ma le probabilità di una risoluzione tutta “rose e fiori” sono più lontane di quanto vorremmo. Dovremmo anticipare i problemi, così come i potenziali buoni momenti. Non sto cercando di essere inutilmente cupo, soltanto realistico.
Per semplificare, immaginiamo che il 2021 dipenda da quattro variabili o ruote che girano: la salute pubblica, l’economia, lapolitica, e la possibilità che esca la carta Black Swan, ossia del cigno nero. Chiaramente sul fronte della salute pubblica le prospettive sono molteplici. La speranza di un lancio molto rapido dei vaccini non è più realistica, anche se la sensazione è che gli amministratori pubblici stiano imparando a riconoscere gli intoppi velocemente. Dita incrociate.
L’attenzione ora è concentrata sui vaccini, ma il contagio prosegue in molte regioni con un numero record di casi e morti. Non è chiaro con quale velocità la vaccinazione potrà battere la diffusione a livello comunitario e se questa terza ondata sarà l’ultima o sarà seguita da altri picchi o echi nel prossimo futuro.
Far girare la ruota economica
Chiaramente molto dipende da dove si posizionerà la ruota della salute pubblica, specialmente per il settore dei viaggi e dell’ospitalità, che sono economicamente rilevanti sia in generale sia per l’industria enologica. Poi c’è da considerare la ruota dell’economia.
La ripresa economica relativamente forte negli Stati Uniti è costruita su livelli eroici di sostegno governativo, il quale prima o poi finirà. Ma quando? Le autorità monetarie manterranno i nervi saldi e terranno aperti i rubinetti mentre l’economia comincerà a rifiorire? La leva fiscale continuerà a preservare i redditi e l’occupazione? E gli alti livelli di debito che le società e i governi hanno sottoscritto?
Questo dipenderà in certa misura dalla politica. Tutte le maggiori economie stanno attualmente sperimentando la loro personale “cifra” di instabilità politica o crisi. È facile immaginare scenari in cui la crisi politica in un Paese crei “per contagio” problemi economici o sociali altrove. Qui negli Stati Uniti c’è un diffuso disaccordo su quale dovrebbe essere un buon risultato politico. Molti osservatori, per esempio, erano contenti quando sembrava che i repubblicani avrebbero controllato il Senato e lo stallo avrebbe prevalso. Lo stallo, per chi la pensa così, significa che prevarrebbero solo le azioni politiche più moderate.
La maledizione del cigno nero
Ora, con i democratici alla Casa Bianca e le maggioranze alla Camera e al Senato, sono possibili politiche più aggressive, almeno in teoria. È un bene o un male? Le opinioni variano a seconda della capacità di persuasione e dei singoli programmi presi in considerazione. Così potete rendervi conto di come sia improbabile che ceteris corrisponda a paribus nel 2021. E questo non tiene conto di eventuali carte del cigno nero che potrebbero uscire dal mazzo.
Un cigno nero è un evento che ha una probabilità molto bassa (e tuttavia non nulla) di verificarsi, ma con un impatto altissimo. La pandemia Covid del 2020 è un buon esempio di evento Black Swan. La possibilità di una pandemia globale, che ha origine in Asia e si diffonde attraverso i vettori di viaggio internazionali, è nota da tempo. Molti dei miei studenti universitari hanno studiato la situazione all’indomani delle precedenti pandemie asiatiche, così come un certo numero di agenzie governative, ma non hanno lavorato su piani di risposta dettagliati.
Sembrava abbastanza chiaro che la situazione si sarebbe tramutata in un problema, ma l’iter e le conseguenze specifiche non erano chiare. Guardando indietro sembra che i Paesi che avevano già sperimentato una pandemia di questo tipo abbiano preso la questione più seriamente e abbiano agito con più decisione di altri. In ogni caso, l’evento a bassa probabilità si è verificato e il costo è stato molto alto.
L’inflazione del cigno nero
L’inflazione è l’evento Black Swan che mi preoccupa di più per il 2021 (anche se non sono sicuro di quale tipo di inflazione). Un gran numero di economisti riconosce che c’è una possibilità di un picco nel 2021 o 2022, ma la maggior parte di loro assegna una probabilità molto bassa a questa minaccia. Niente di cui preoccuparsi, quindi, e probabilmente hanno ragione. Tuttavia…
Di recente trilioni di dollari (e altre valute) sono stati pompati nell’economia globale e finora in generale l’inflazione è rimasta molto bassa. I governi e le imprese hanno preso in prestito somme enormi a tassi di interesse bassi o addirittura negativi. Una ripresa dell’inflazione alzerebbe i tassi d’interesse e altererebbe drammaticamente il panorama economico.
In un certo senso, un’impennata dell’inflazione renderebbe la crisi legata al Covid un po’ come la crisi del petrolio degli anni ’70. L’impatto iniziale della crisi petrolifera fu estremamente dirompente, ma anche gli effetti a lungo termine (compresi l’inflazione alta e le politiche draconiane necessarie per contenerla) furono impegnativi e gettarono una ombra lunga sulla situazione mondiale.
Buono, brutto o cattivo?
Come potete vedere, i Roaring Twenties sono solo uno dei molti scenari economici possibili. E, anche se si realizzassero come molti sperano, ci sono ancora tanti possibili percorsi e finali. Si tratta di uno scenario buono, brutto o cattivo? Troppo presto per dirlo.
So che alcuni credono che il vino sia immune dai cicli economici, ma le Cantine sono aziende con debiti, interessi da pagare, rischi di controparte, e così via. Quello che succede all’economia succede a tutti noi in un modo o nell’altro ed è saggio pensare alle varie possibilità. I tempi stanno cambiando e forse questa è l’unica cosa che possiamo prevedere con sicurezza. Lo diceva anche una vecchia canzone di Bob Dylan: The times are a changing…