«navigare è necessario, galleggiare non è necessario»
Come riportato da Plutarco (in Vita di Pompeo, 50), Pompeo, ai soldati che durante una tempesta non volevano affrontare il mare per trasportare a Roma il grano delle province, disse: «navigare necesse est, vivere non necesse» (lat. «navigare è necessario, vivere non è necessario»). Con queste parole, egli voleva dire che, di fronte alla necessità che Roma aveva di grano, passava in seconda linea la stessa necessità di salvaguardare la propria vita.
Allo stesso modo oggi sembra assistere a un inconcepibile stallo, una ricerca spasmodica di mantenere la propria confort zone seppur assai precaria, un galleggiare perpetuo ( galleggiare v. intr. [der. dal lat.innare] – Stare a galla, mantenersi, o avere la capacità di mantenersi, alla superficie di un liquido, di una massa d’acqua). Si spende senza investire, si agisce senza rimediare, si agisce senza progettare, si parla senza pensare, ci si muove senza sapere dove andare, si progetta senza pensare al contesto futuro, insomma ci si limita a galleggiare senza navigare.
Eppure in questo contesto turbolento e di grande cambiamento bisognerebbe avere il coraggio di seguire nuove rotte, di iniziare a costruire nuovi significati, di navigare (navigare (ant. navicare) v. intr. [dal lat. navigare, der. di navis «nave»] – 1. a. Effettuare un percorso (o un viaggio) in mare o su un fiume o su un lago, riferito sia a un’imbarcazione sia ai suoi occupanti: 2. In locuz. e proverbî, nei quali il verbo ha spesso il sign. fig. di barcamenarsi, destreggiarsi, e sim.)
Forse sarebbe anche il caso, come diceva il fisico Richard Feynman, che “Se vogliamo risolvere un problema che non abbiamo ancora risolto, dobbiamo lasciare socchiusa la porta dell’ignoto”, perché indizi e risposte arriveranno da fonti inaspettate… e da mari che non abbiamo ancora navigato.