Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle. Inoltre, “la storia e le società non strisciano, saltano. Passano da una frattura a un’altra con qualche vibrazione nel mezzo” (Taleb Cigno Nero)
L’ eccessiva focalizzazione sul presente ci impedisce di allungare e allargare il nostro sguardo, di ragionare sul futuro, quando invece è proprio questa capacità che ci ha consentito un certo successo evolutivo come specie. Nell’attuale fase di incertezza (frattura storica) il ragionare a lungo termine oltre ad essere necessario per individuare nuove strade per migliorare o per sostenere il benessere dei nostri eredi attraverso l’incremento del capitale ambientale, economico e sociale, è anche facilitato dalla precarietà di questi stessi equilibri.
In questa logica di investimenti futuri, pensare ancora di riformare il nostro sistema burocratico è come pensare di far volare un elefante. È necessario che il sistema della burocrazia venga totalmente azzerato, un sistema insostenibile diventato ormai un mostruoso pachiderma che divora risorse e occasioni di progresso. Ma per fare questo bisogna agire sulle cause della sua nascita, la spasmodica ricerca di rendita del sistema dei partiti politici, e a poco vale ridurre o semplificare l’impianto normativo e rendere “umani” i burocrati (esercito di fanti che si proteggono dietro norme e protocolli, al tempo stesso vessati e vessatori), senza cambiare il modus operandi del nostro sistema politico.